VA, METTI UNA SENTINELLA

E’ con immenso piacere che oggi voglio parlarvi di una vecchia “conoscenza” ,di una compianta signora americana che di nome faceva Harper Lee e della sua ultima fatica letteraria “Va, metti una sentinella”. “Va, metti una sentinella” è un libro del 2015, edito in Italia da Feltrinelli, il seguito di “il buio oltre la siepe”.Penso tutti conosciate “il buio oltre la siepe”, se non come caso letterario, quanto meno per la splendida interpretazione di Gregory Peck nelle vesti di Atticus Finch dell’omonima versione cinematografica del ’62, vincitrice di ben tre premi Oscar. Qui sotto il trailer del film (film che, se  non aveste ancora visto, vi invito vivamente a guardare)


La pubblicazione di “Va, metti una sentinella”, a oltre 50 anni dall’uscita del primo libro della Lee ,ha suscitato non pochi dubbi tra i lettori  ed una polemica tra la sorella e l’agente della scrittrice in merito all’autenticità dell’opera. Ad ogni modo, pur forse non raggiungendo le vette di “Il buio oltre la siepe” è un libro che, a mio modesto parere, merita di essere letto.

Maycomb, Alabama, anni ’50, JeanLuise Finch, anche nota col nomignolo di Scout, ormai adulta, torna da New York per far visita al vecchio  e amato padre Atticus. La vicenda del romanzo si svolge in un arco temporale piuttosto breve. La ventiseienne JeanLuise Finch, mai stata avvezza alla bigotta mentalità sudista, si scontra con una realtà la cui morale non ha assolutamente conosciuto progressione favorevole verso un più innovativo spirito d’inclusione nei riguardi della gente di colore. Quando scoprirà che anche il suo idolo_ il suo amato Atticus, colui che gli ha insegnato a vivere una vita scarna di pregiudizi _è convinto che i neri non siano ancora pronti per ricoprire certi ruoli e per ambire agli stessi diritti della popolazione bianca, JeanLuise si sentirà tradita e confusa a tal punto che arriverà ad insultare il vecchio padre e a decidere di lasciare la città natia. L’intervento dello zio,  lo stravagante dottor Finch, la farà riflettere e le farà capire che la sua presenza e la sua mentalità progressista sono molto più necessarie a Maycomb  che a NewYork…

Questo romanzo, pur se ambientato negli anni ’50, è meravigliosamente attuale. Prendiamo innanzitutto il rapporto figli-genitori. Ogni bambino vede nei suoi genitori degli eroi; ogni bambino da piccolo spera di diventare come suo padre o come sua madre; ogni bambino, una volta adulto, si rende tristemente conto che i suoi genitori sono niente più niente meno che esseri umani. Ma è solo con questa presa d’atto che  tagliamo davvero il cordone ombelicale, che  smettiamo di essere delle appendici dei nostri genitori. Poi c’è la segregazione razziale che è un pò l’antenata della questione immigrati. Atticus è l’equivalente del “non sono razzista, ma”. Perché magari non siamo nemmeno estremisti alla Salvini, ma se a nostra figlia venisse in mente di sposare un libico forse non saremmo poi così tanto felici. Il libro fa riflettere.  All’ultima riga dell’ultima pagina ho pensato che in effetti la rassegnazione o, peggio ancora,  la fuga non sono altro che scorciatoie o vie traverse per aggirare gli ostacoli e che a volte varrebbe la pena fermarsi, restare e combattere per ciò che vorremmo fosse anziché accontentarci di quello che in realtà è. Ma questa è solo una mia  riflessione, non è detto che a voi non ne vengano di migliori…

e per oggi è tutto, baci e alla prossima