LA CORTE _ D’ASSISE O D’AMORE?_ FILM CON FABRICE LUCHINI

Oggi sono qui per parlarvi di un film che mi ha piacevolmente colpito, “la corte” . La corte è un film del regista francese Christian Vincent del 2015.

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IL PROTAGONISTA ASSOLUTO

Protagonista del film è il severo e rigido, nonché molto detestato, presidente della corte d’assise, Racine (Fabrice Luchini) . Racine è noto a tutti per la sua scarsa indulgenza (difficilmente gli imputati da lui giudicati ricevono meno di 10 anni di pena). Lo troviamo a inizio  film alle prese con il suo divorzio, divorzio che gli scivola addosso come qualsiasi altra vicenda della sua anonima vita. Alla fine però, qualcosa lo scuoterà dal suo torpore…

https://www.google.it/search?q=fabrice+luchini&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwiopdTFj5_TAhXBXhQKHbe7CQAQ_AUICigD&biw=1252&bih=602#tbm=isch&q=fabrice+luchini+filmografia&imgrc=IXBpXJ9OUKqGyM:

LA COPROTAGONISTA

Ditte Lorensen-Coteret ( Sidse Babett Knudsen) è un’anestesista di origini danesi che si ritrova a far parte della giuria popolare. E’ una vecchia conoscenza del presidente Racine. Di lei il regista ci fa sapere poco, forse volutamente. D’altronde la sua fiera e sofisticata bellezza rapisce lo spettatore che si accontenta , quindi, di carpire la profondità che è riflessa nei suoi sguardi.

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LA GIURIA POPOLARE

E’ uno spaccato della vita sociale contemporanea: dal chiacchierone e farfallone di mezza età alla giovane e disinibita donna in carriera  , dall’immigrata che fatica ad integrarsi alla  cinquantenne   che le esperienze di una vita sentimentale di alti e bassi hanno reso cinica.

L’IMPUTATO

Si tratta di un giovane disoccupato, accusato di aver ucciso la sua figlioletta di soli sette mesi. La sua versione dei fatti, però, non convince…

le ambientazioni

La vicenda si svolge a Saint-Omer, nella regione nord occidentale del passo di Calais. Le scene si svolgono prevalentemente tra un’aula di tribunale e una tavola calda, in conformità con la scelta cosciente del regista di “ridurre tutto all’osso”.

le mie personalissime conclusioni

Ci troviamo, pertanto, davanti ad un film volutamente minimalista. A mio modesto avviso, ogni scelta “tecnica” ed “artistica” del regista è segnatamente volta a consolidare  nella mente dello spettatore questa immagine di uomo eccessivamente normale, eccessivamente anonimo che è il protagonista. Anche le  inquadrature   vi stupiranno in questo senso. Lo stesso titolo vi sembrerà poco fantasioso e concretamente e realisticamente azzeccato per gran parte della pellicola alla vicenda narrata. Ma se avrete la pazienza di arrivare fino alla fine    potrete apprezzare l’altra faccia del severo giudice e le molte chiavi di lettura cui il film si presta. Non mi dilungo, altrimenti rischio di svelarvi tutto. Per il trailer del film cliccate qui. Fabrice Luchini è la prova di quanto  spesso la bellezza non sia la dote più importante  in chi fa questo mestiere. Personalmente lo adoro.

Che dire più, guardatelo e fatemi saperi

Baci e alla prossima

 

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